11 marzo 2008

Rumore: un buco nel silenzio

Una mostra in bianco e nero.


Broodthaers scrive nella pioggia

La Pluie (project pour un texte), 1969

mentre girano le trottole bianche e nere di Rios

On the edge, 2005

e Beuys condivide la gabbia americana con un coyote;

Coyote ‘I like America and America likes me’, 1974

Zeno Cosini e Kentridge attraversano pagine, stanze e battaglie della prima Guerra

Zeno writing, 2001/2002

e intanto il proiettore di Wolfson fa il grande dittatore.

Chaplin piece, 2005


Il colore se lo prende tutto Thomson con The America desert (for Chuck Jones) che mostra i fondali technicolor di Wile E.Coyote, ma li lascia senza suoni e azioni.

Ma soprattutto ho amato una brevissima sequenza di Hatsu YumeFirst Dream di Bill Viola con gli ultimi sussulti di due calamari, lucide gelatine madreperlate, e il sonoro soffocato delle macchine. Certo, quando si riusciva a sentire.

Passiamo perciò alla vera sofferenza, cioè il RUMORE che era esclusivo appannaggio di Adrian Paci con Turn On, 2004, già abbondantemente sopportato a Venezia, e ai lanci di pietra-fucile di Durham, che faceva un po’ da metronomo. Pura invadenza sonora. Ci può stare, ma perché farli convivere con altre opere dalla delicata colonna sonora, come quella di Kentridge o Viola?

Non sono previste sedute per i visitatori (il video di Beuys dura più di mezzora, quello di Viola quasi un’ora). L’opera della Favaretto sembrava interessante, ma era fuori uso. Mi aspettavo più installazioni sonore, ma c’era solo quella di Russolo (1914!).


Mostra visitata martedì 4 marzo con Rosi e Silvia

Rumore: un buco nel silenzio

Spazio Oberdan –Milano

28/2-25/5 2008-03-11 chiuso lunedì

Ingresso libero il primo martedì del mese (notate la coincidenza?)

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