Quasi due settimane per decidermi a scriverlo questo post.
Ho visto la mostra al PAC di Milano, “Il dito nella piaga - The morgue. 10 opere inedite”.
Dovrei parlare del sangue rosso-rosso che si mescola allo sperma bianco (Blood and Semen II, 1986-90) o della Cabeza de Vaca (1984) decapitata che che ci guarda, dubitando.
Ma non riesco a non pensare di aver visto La Morte.
E lo stomaco l’ho preparato a dovere con innumerevoli puntate di CSI e squartamenti della Sposa e assassini coreani e giapponesi, ma niente da fare, le foto di The morgue le ho viste di traverso alla sala, a distanza di sicurezza. A distanza di sicurezza? E da cosa? Da una bella foto, una natura morta nitida e compatta, con la luce perfetta. L’obbiettivo è gentile. Il soggetto mi è insopportabile.
Mai più mai più.
31 ottobre 2006
Andres Serrano
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24 ottobre 2006
dove andare
I wake to sleep, Mi sveglio per dormire
and take my waking slow. e mi sveglio lentamente.
I feel my fate Sento il mio fato
in what I cannot fear in ciò di cui non ho paura.
I LEARN BY GOING Andando imparo
WHERE I HAVE TO GO dove devo andare
Theodore Roethke, in Parole al vento (citato da Kurt Vonnegut, in Mattatoio n.5, trad. di Brioschi)
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20 ottobre 2006
19 ottobre 2006
Il suicidio di C3
Non che sia proprio intenzionale.
Un passo indietro. Fino all’istallazione di Fang-Yu Lin From the Great Beyond che induce l’osservatore a interrogare un’entità indeterminata.
L’artista crea un’aspettativa nel fruitore, la speranza di avere “IL” responso, che sarà leggibile esattamente come le parole di una Sibilla. Fang-Yu ci da il là e noi partiamo per mondi metafisici.
La macchina ci parla, è sempre lei, ma quel nuovo vestito la fa sembrare diversa…un intermediario, un oracolo. Anche se sappiamo che non è niente di diverso da una normale ricerca su google, che invece di fornirci n voci ce ne passa una sola.
Invece SWAMP suicida un povero robot innocente, sottile metafora del cervello-corpo del bevitore consenziente intontito dalle campagne pubblicitarie. Con Coke Is It (2004) induce una macchina all’autodistruzione. Il robot infatti è programmato per scovare ogni goccia di Coca sparsa sul pavimento della galleria e a succhiarsela fino all’ultimo cigolante rantolo.
L’opera si svela nel funzionamento, ma il fruitore è chiamato ad essere attivo o passivo, nel primo caso investendo l’interrogato di un'aura soprannaturale, nel secondo osservando il disfacimento di C3. Ma non è detto che ci riconosceremo in questo specchio.
Scovati su: we make money not art (grazie a from A to D che me l’ha fatto scoprire)
Giusto per accostarvi un’immagine, ecco un estratto da un mio quaderno di appunti, datato 2003
Il suicidio di Pluto
P.S. Chiedo umilmente scusa alla Disney. Non fatemi causa. Era depresso perché nessuno aveva più ruoli per lui.
18 ottobre 2006
cos'è Album Zuckermann n.1?
Per Gemine Muse 05-06 ho presentato un libro-rivista-catalogo.
Un oggetto che si sfoglia, e che segna le tappe del mio percorso nel museo di arti decorative di Palazzo Zuckermann a Padova.
Album Zuckermann è un catalogo, il “mio” catalogo.
Il mio sguardo che seleziona, ordina, lega e racconta una storia.
Il tessuto narrativo rende necessaria ogni pagina, ogni vuoto, ogni filo, ogni strappo. Alcune composizioni sono delle frasi forti nel silenzio, altre sono sottintese, nascoste, sussurrate. Comunque necessarie. Tutto questo serve a dargli uno spessore emotivo, che si percepisce, anche se non si “comprende”.
Nel mio album TUTTO è significante
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12 ottobre 2006
Giornata del contemporaneo
Sabato 14 ottobre l' Associazione Musei d'Arte Contemporanea Italiani promuove la seconda giornata del Contemporaneo con diverse sedi aperte gratuitamente, per esempio la Fondazione Pomodoro a Milano
MUSEI CHE ADERISCONO ALL’INIZIATIVA in LOMBARDIA:
Museo del Novecento, Milano;
PAC Padiglione d’Arte Contemporanea, Milano;
GAMeC Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo; ecc...
Per l'elenco completo degli eventi andate qui
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Kounellis alla Fondazione Pomodoro
Una sedia in un corridoio cieco di muri spessi di carbone; una sedia diversi metri dritta avanti a me, stretta fra le lastre ferrose, fredde e scure. Un fagotto nero e molle deposto sopra. L’ho toccato.
Senza titolo, 2005, sedia, tessuto nero, capelli.
E tante vele tese e senza vento incolonnate nella navata dell’ex fabbrica di turbine.
Senza titolo, 1993, vele e corde.
Mostra visitata con Alessandra mercoledì 11 ottobre.
Jannis Kounellis. Atto unico.
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11 ottobre 2006
Quotidiana 2006
Visto che ero a Padova ne ho approfittato per vedere con Roberta “Quotidiana. Mostra dell’Archivio Giovani Artisti Italiani” giunta alla sua dodicesima volta.
Nel catalogo, estremamente maneggevole e curato, trovo un intervento di Guido Bartorelli garbato ma deciso nelle sue osservazioni alle parole di Angela Vettese (in un articolo di agosto sullo stato attuale dell’arte italiana).
In mostra alcuni piccoli assaggi che mi invogliano a saperne di più su questi artisti:
- le stampe perfette di un estetizzante Giappone moderno, in Love Hill di Camilla Micheli
- gli scatti digitali di Daniela Bozzetto, Paesaggi, che eterna un vetro appannato e le crepe di un sapone-iceberg
- le muffe di carta che crescono sui muri ad opera di Silke De Vivo, che prepara colture di piccoli disegni a inchiostro (troppo e inutilmente infantili)
- il video Glass Ball di Vesna Bursich, per la vertigine di essere noi osservatori a scivolare sopra una galassia bianca di pianeti-biglie
- il video Dlinn, di Gabriele Rigamonti, con l’ottima Lydia che monologa fra il muro giallo e l’Olivetti lettera 22
Trovo spesso, come segnalano Bartorelli e Vettese, una certa attitudine…, che compiace la mia parte maniacale.
Poi abbiamo la provocazione di Gianfranco Pulitano con Acchiappa Cattelan, la sovraesposizione di anonimi per opera di Francesco Scarfone, Indirizzi, e Kensuke Koike che si confonde ed espone una sequenza di The Elephant Man con la pista sonora arricchita di risate da sit-com.
09 ottobre 2006
San Servolo e artLAB
Sabato ero presente all’inaugurazione della mostra “FATTI E FINZIONI della venusta isola di San Servolo in Venezia”, a conclusione della residenza di 10 artisti, fra cui Lidia Sanvito, da cui ho saputo dell’iniziativa.
Atmosfera ad alto tasso di reclusione. Breve storia del luogo: un’isola nella laguna veneta, dapprima monastero femminile, poi ospedale militare, manicomio infine struttura “ricettiva” e centro congressi.
Non ho avuto occasione di visitare l’interno dei padiglioni- dormitori.
I lavori che mi hanno colpito:
- Pausylipon di Lidia Sanvito, una piccola tomba per una lunga parola. L’invito sottinteso era a scavare le lettere fuori dalla terra per ritrovare la parola, ma io seguo solo indicazioni scritte, mai impulsi, e nell’aria isolana aleggiava l’eco del divieto.
- Solo Nota (San Servolo) di Charles Stankievech, in un piccolo sotoportego protetto da un’inferriata e proiettato verso la laguna (era l’antico approdo) risuona una nota, e una sola, di un piano già sull’isola (dal catalogo scopro che veniva usato per la musicoterapica degli internati, e che l’artista ha ripreso la storia personale di un compositore ricoverato).
Fra l’altro uno dei più arancioni tramonti della mia vita l’ho visto proprio in fuga prospettica inquadrato nell’arco di questo spazio, correva attraverso due chiostri, attraversava un pozzo e moriva sulla porta della chiesa. Chissà quanti sospiri in cinquecento anni di veli presi per forza.
Di alcuni lavori ho trovato interessante l’approfondimento storico e lo spunto emotivo (I for Isolation di Sara Nuytemans, Minus 10m di Delphine Rigaud, Cose dolci di Dilek Winchester) ma la realizzazione non mi ha coinvolto; in altri ho trovato una sollecitazione estetica piacevole e affine al mio sentire, ma non comprendo ancora la necessità del lavoro in quel luogo (Bound Space di Amy Elizabeth Gadsby).
Ultima considerazione: ci sono stati problemi col catalogo, che è fra l’altro di edizione super lusso, e il buffet era davvero il migliore mai provato. Dimenticavo gli enti promotori: Fondazione Bevilacqua La Masa, Fondazione Querini Stampalia, IUAV, Accademia di Belle Arti, Scuola del vetro e Venice International University.
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04 ottobre 2006
Phaidon milanese
Dalla newsletter di teknemedia vengo informata che Phaidon apre a Milano. Una nuova libreria dove dilapidare il ricco stipendio!
Dal sito della casa editrice scopro che sono sul mercato da poco le Wallpaper* City guides, ovvero Come il viaggiatore furbo e attento al design (perdonate le mie traduzioni) si riserva con soli 8.95 euro una corsia rapida per assaggiare il vero gusto della città e vedere ciò che deve. C'è anche Milano. L'obbiettivo del grafico era di fare un guidina discreta che non ci segnali a mezzo chilometro di distanza come turisti. Più o meno.
Devo assolutamente vederle. Corriamo tutti in via dei Gracchi 10.
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