04 gennaio 2007

Lovecraft

Mi rimane l’immagine di una valle dove gli alberi crescono troppo addossati e troppo grandi per un bosco del New England e “il terreno (è) troppo morbido per l’umidità del musco e l’accumulo di infiniti anni di corruzione”, di una valle dalla vegetazione di colori sconosciuti all’uomo, luminescente nell’oscurità, che anima gli alberi di un vento invisibile.

E di tutti i mostri di Lovecraft che devono essere nutriti molto, di teste umane e

di mille cantilene rituali illeggibili e cacofoniche per ore ed ore, per essere reclamati nella nostra contemporaneità; formule rintracciate febbrilmente in cumuli di libri, proibiti sin dall’antichità, che dormono in biblioteche inconsapevoli.

E dei morti chiamati indietro per essere torturati ed estorcere loro CONOSCENZA e potere.

E di granchi rosa e alati che asportano l’anima agli uomini, chiudendola in cilindri ronzanti, fra le dolci colline del Vermont.

E del grande e potente Cthulhu dalla testa di polipo, dei suoi servitori dai tentacoli con ventose rosse, anelli purpurei e occhi ovunque, di Yig il dio serpente.

E infine del terribile e corrottissimo popolo di K’n-yan, strato sopra strato di raffinatissime e immonde civiltà sotterranee, e sopra a tutte la nostra.


The Colour Out of Space Il colore venuto dallo spazio
The Dunwich Horror L’orrore di Dunwich
The Case of Charles Il caso di Charles Dexter Ward
The Whisperer in Darkness Colui che sussurrava nelle tenebre
The Mound K’n-yan, con Zealia Brown Bishop


da Howard Phillips Lovecraft, Tutti i racconti. 1927-1930, Arnoldo Mondadori Editore, Milano 1991, traduzione di Giuseppe Lippi, Claudio De Nardi, Gianni Lonza

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