12 marzo 2007

Fahrenheit 451. Bradbury. GARANTITO: un milione di accensioni in questa scatola

La Notte
"Ora succhiando la notte intera entro la bocca aperta ed esalandola pallida con tutto il nero rimasto a gravare tenace nel suo interno…”
Truffaut ha tolto questo nel suo film: IL NERO. Quello della fuliggine sui volti degli incendiari, del carbon fossile e del suo odore, della notte -la prima metà del libro è quasi completamente ambientata di notte- “forse perché un incendio è più bello di notte?”, della ferrovia sotterranea -che diventa un carrozza sospesa a una rotaia nella luce fredda del giorno-. Nero e silenzio che contrastano con i colori e i fuochi d’artificio e i rumori assordanti delle pareti-schermo e dei “cugini”che “non dicevano nulla, nulla, nulla, ma lo dicevano forte, forte, forte!”


I suicidi
la moglie Mildred, nelle “tenebre assolutamente sepolcrali” della stanza da letto, non sa di essere morta, lo ha dimenticato;

la vecchia che si immola con la sua biblioteca: “Siate uomo, Mastro Ridley; noi accenderemo quest’oggi tale candela, per grazia di Dio, in Inghilterra, quale io confido nessuno potrà spegnere mai”. Sono le parole pronunciate da Latimer a Ridley nel 1555 prima di venir bruciati come eretici, come il capitano Beatty spiega a Montag. E’ una bellissima sequenza del film: questa donna sotto una pioggia di libri, poi di cherosene azzurro che inzuppa pagine e stoffa, lei silenziosa, sprezzante, infine in trance, che oscilla fra le fiamme che ha appiccato;

e il capitano Beatty stesso, profondamente colto e rabbiosamente certo dell’insensatezza della cultura e dell'uomo, che si fa bruciare vivo da Montag, di cui è mentore e proiezione futura.

Ray Bradbury, Fahrenheit 451, 1953 (io ho letto l'edizione Arnoldo Mondatori con la traduzione di Giorgio Monicelli)

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