10 maggio 2007

Vaccari all'Oberdan

Mi aggiro per lo Spazio Oberdan, unica presenza in mostra, con la voce di Franco Vaccari in cuffia che mi guida lungo il percorso antologico.
Questa voce stabilisce un rapporto diretto fra il visitatore e l’opera, senza intermediazioni di curatori e critici, senza sovrapposizione di significati, di visioni estetiche. Franco è lì con te e ti racconta come è capitato che abbia fatto 700 km di Esposizione, dell’occasione su cui ha lavorato,
l’invito alle “settimane di pittura” a Graz nel 1972

di come ha approntato l’opera
lungo il tragitto d’andata in auto ha fotografato il retro dei camion, considerandoli alla stregua di “sculture da viaggio”
e delle sue riformulazioni
poiché un’opera sola non bastava agli organizzatori, tornando per l’inaugurazione ha fotografato il viso dei “compagni di viaggio inconsapevoli” negli abitacoli delle auto a cui si affiancava
Ti parla insomma del suo FARE ARTE.


Qualche stralcio da una bella intervista del ‘99 di Luca Panaro
(riguardo a Esposizione in tempo reale n°4: Lascia su queste pareti una traccia fotografica del tuo passaggio”)
…mi sembrava giusto dimostrare che le previsioni, le anticipazioni che le gallerie diffondevano - funzionando come luoghi della rassicurazione - in realtà non erano altro che uno scollamento fra il mondo dell'arte e la realtà; quest'ultima infatti è imprevedibile…
…Ma la cosa più interessante è notare come le prime fotografie esposte siano state quelle dai comportamenti più inamidati, poi, man mano che uno dei partecipanti introduceva un elemento di comportamento nuovo, questo diventava stimolo per azioni più libere. La mostra nel suo complesso era come un organismo vivente in cui ogni tanto apparivano delle mutazioni
...


Qui e qui troverete una biografia e qualche foto

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