12 agosto 2007

Barney, Gioni e LA ZONA

Introduzione a Matthew Barney - catena* scelta da susner
Opera d’arte totale – io volatile – corpi campi di battaglia – gelido - clinico - pornografico – atleta di talento – studente di medicina fallito – si oppone e si ispira – sforzo e limite – circonvoluzioni barocche - simultanee – snervanti
*tratta dal volume di Massimiliano Gioni Matthew Barney collana Supercontemporanea, Mondatori Electa, Milano 2007

Il mio primo Barney è l’ARRAMPICARSI nel NITORE APPICCICOSO di Cremaster 4 (grazie ad Aiello che ce l’ha mostrato all’Accademia) poi vengono i disegni della Biennale 2003 (deludenti) e Cremaster 1 e 2 (fulminanti, l'anno scorso con un drappello in delegazione al cinema Gnomo).
Forse non avete ancora colto il link: cliccate qui.


Qui sopra vi propongo una tavolozza esemplificativa dell’artista, a sottolineare l’impressione di freddezza e pulizia che danno i suoi lavori; si nota una predominanza di bianchi, grigi, beige, azzurri, con sprazzi di rosso arancio, mentre il verde è totalmente assente.

ZONA TANGENZE
Nel 2003 LA ZONA era il nome di una “costruzione effimera” nei Giardini della Biennale, edizione Bonami, affidata al sopracitato Gioni e ai suoi cinque giovani artisti italiani in cerca di padiglione.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

difficile pensare a un colore completamente assente da un lavoro così ampio come quello di barney, soprattutto quando sono presnti numerosi elementi naturali e dunque pressochè indefiniti / credo tu corra il rischio di ridurre tutto alla coerenza della schematizzazione, perdendo in tal modo sfumature ugualmente rilevanti / un saluto / P

susner ha detto...

Si può annegare nelle sfumature.
Questa volta, come dici tu, ho giocato alla coerenza.
Non intendo elevare questa mia proposta a valore assoluto.
E poi devo vedere ancora parecchi suoi lavori.