Come promesso tempo addietro, ecco la traduzione di quel brano di Notre-Dame de Paris
L’architettura comincia come ogni scrittura. Per prima cosa fu alfabeto. Si piantò dritta in piedi una pietra, ed era una lettera, e ogni lettera era un geroglifico, e su ogni geroglifico riposava un gruppo di idee come il capitello sulla colonna.
Più tardi se ne fece delle parole. Si sovrappose pietra a pietra, si accoppiarono le sillabe di granito, il verbo provò qualche combinazione.
…….
Infine si fecero i libri. Le tradizioni avevano partorito i simboli, sotto i quali quelle sparirono come il tronco dell’albero sotto il fogliame; tutti quei simboli, nei quali l’umanità aveva fede, andavano crescendo, si moltiplicavano, si incrociavano, si complicavano sempre più; i primi monumenti non bastavano più a contenerli; quelli straripavano da ogni parte; i monumenti esprimevano ancora a malapena la tradizione primitiva, semplice come loro, nuda e giacente sopra il suolo. Il simbolo aveva bisogno di sbocciare nell’edificio. Allora l’architettura si
sviluppò con il pensiero umano; divenne un gigante dalle mille teste e dalle
mille braccia, e fissò sotto una forma eterna, visibile, palpabile, tutto quel
fluttuante simbolismo.
……..
L’idea madre, il verbo, non era soltanto in fondo a tutti quegli edifici, ma anche nella forma. Il tempio di Salomone, ad esempio, non era semplicemente la rilegatura del libro santo, era egli stesso il libro santo.
traduzione di Tullio Di Francesco
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