... critica quegli artisti che, anzichè considerare il dagherrotipo come un consiglio, come una specie di dizionario, lo identificano con il quadro stesso. Credono di essere molto più vicini alla natura quando, a forza di fatiche, riescono a non guastare troppo nella loro pittura il risultato ottenuto meccanicamente. Più si sforzano di imitarlo, più scoprono la loro debolezza. Il loro lavoro dunque non è che la copia necessariamente fredda di quella copia sotto altri aspetti imperfetta. L'artista, in poche parole, diventa una macchina aggiogata a un'altra macchina...
sempre da:
Gisèle Freund, Fotografia e società,
Riflessione teorica ed esperienza pratica di una allieva di Adorno
Giulio Einaudi editore, Torino 1976
Traduzione di Laura Lovisetti Fuà (titolo originale: Photographie et société, 1974 )
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