Adoro Boltanski. Lo adoro per la materia prima della sua arte e per i suoi temi -identità, caso, morte e vita, i nodi del passato col futuro. Il mio è dunque un giudizio influenzato da questa, diciamo così, affinità elettiva che trovo fra noi (cough cough).
A Venezia è suo il padiglione francese.
Vedendo i numeri rossi e verdi che scorrono rapidissimi contando nati e morti
adesso e adesso e adesso,
mi è salita la commozione.
Più che a vedere i volti dei neonati che scorrono rumorosamente fra le impalcature. C'è un retrogusto industriale che -stranamente- raffredda la mia reazione.
Per chiudere una citazione di Boltanski tratta dalla conversazione fra l'artista, David Walsh e Jean Hubert Martin.
...
Non siamo sostituibili, ma siamo sostituiti. C'è una frase orribile, ma è di Napoleone ad Austerlitz. Osserva le migliaia di morti nel campo di battaglia ed esclama: -Che importa! Una notte d'amore a Parigi sostituirà tutto questo!- Il caso della fecondazione creerà di nuovo esseri differenti e unici che proveranno perchè sono umani, a lottare contro il destino.
P.S: mea culpa che non ho visto Personnes, il lavoro, mi dicono spettacolare e toccante, esposto all'Hangar Bicocca.
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